A Bologna governata dal PD
RENZI E ALFANO MANGANELLANO GLI OCCUPANTI LO STABILE EX TELECOM
A Roma pestati anche i manifestanti solidali

Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna
Dopo lo sgombero dell’occupazione abitativa del 15 ottobre di uno stabile in via Solferino con le cariche ai manifestanti che vi si opponevano, e quello del 9 ottobre contro le attiviste/i Lgbt di Atlantide dal cassero di Porta Santo Stefano, ancora una volta la Bologna del PD Valerio Merola è stato teatro di uno sgombero violento da parte delle “forze dell’ordine”.
Ancora una volta i manganelli del nuovo duce Renzi e del suo gerarca Alfano si sono abbattuti sui più deboli, 280 fra uomini, donne e bambini che dal 4 dicembre 2014 abitavano lo stabile ex Telecom in via Fioravanti 27, di proprietà di una fondazione di banche tedesche.
Alle 8,30 di martedì 20 ottobre venticinque camionette della polizia si sono presentate davanti allo stabile ex Telecom dove si è subito formato un presidio di solidarietà con gli occupanti all’interno, alcuni dei quali sono saliti sul tetto, battendo poi contro le ringhiere, per resistere allo sgombero. Da subito partono le prime violente cariche in particolare per allontanare i manifestanti al passaggio dei Vigili del Fuoco, utilizzati impropriamente in questa operazione di polizia. Col passare delle ore si ingrossa il presidio di solidarietà con gli attivisti di tutti i collettivi e spazi sociali cittadini, e al quale partecipano anche alcune maestre e compagni di scuola dei bambini che li salutano dall’interno dello stabile. Arrivano anche i viveri che vengono issati tramite una corda.
Nel frattempo una trattativa è stata avviata con il Comune che “offriva” una sistemazione solo per una parte degli occupanti che chiedevano però innanzitutto il ritiro dello spropositato dispiegamento delle “forze dell’ordine” e comunque un tetto per tutti.
Alle 15 la polizia, guidata da un funzionario della questura che sul proprio manganello personalizzato aveva attaccato un adesivo con la scritta “danger” (pericolo), fa irruzione nella struttura e qui le scene viste da chi era presente e quelle raccontate da chi si trovava all’esterno rimandano in parte alla mattanza alla caserma Diaz in occasione delle manifestazioni contro il G8 imperialista a Genova nel 2001, ma con l’aggravante che in questo caso, a Bologna, erano presenti anche bambini piccoli: i poliziotti entrano spegnendo le luci e puntando le torce per evitare di essere ripresi, si fanno largo a calci e spintoni, le donne vengono prese per i capelli o per il velo e sollevate da terra, diverse persone si sporgono dalle finestre chiedendo aiuto, chi si trova sul tetto aumenta il battere sulle ringhiere. Vengono fatte uscire le donne in lacrime, alcune in barella per i malori che li hanno colti ma evidentemente anche per i colpi ricevuti visto che i bambini, anch’essi piangendo dicono “hanno picchiato le mamme”. Gli agenti portano via di peso anche i bambini, uno dei quali attaccati ad un respiratore.
Alle 18 lo sgombero non è ancora terminato perché una parte di coloro che erano saliti sul tetto non hanno ceduto, mentre chi è stato fatto uscire a forza vorrebbe recuperare gli indumenti, i documenti, ma anche i viveri che sono stati costretti a lasciare all’interno.
Alle 18,20 arriva la notizia che, prima sembra la regione Emilia-Romagna poi il comune, in “imbarazzo” per una vergognosa azione poliziesca che evidentemente avrebbe dovuto essere “lampo” ma che invece grazie alla resistenza dall’interno e dall’esterno si protraeva dal primo mattino attirando troppa attenzione, avrebbe garantito un tetto per tutte le persone che vivevano nell’ex Telecom.
Anche gli ultimi sono così usciti ma il presidio in strada è rimasto sino a notte sia per dare da mangiare e conforto a chi si trovava all’interno sia per avere garanzie sulla loro sistemazione.
Intanto la Digos si presentava presso l’ospedale alla ricerca dei feriti durante lo sgombero e gli scontri, interrogando i pazienti su chi fossero e che malattia avessero, presentandosi addirittura in pediatria per rivolgersi direttamente ai bambini.
Il giorno seguente l’edificio in via Fioravanti era ancora presidiato dalle forze di polizia. Sui vetri i sigilli della questura, proprio sotto il fiocco azzurro di una delle ultime nascite in occupazione. Dall’altra parte della strada, due striscioni: “La casa è di chi l’abita, basta sfratti e sgomberi” e “Comune commissariato: governa Coccia” (cioè il questore).
Anche le modalità di recupero dei beni all’interno dello stabile sono state all’insegna del pesante e umiliante controllo con i poliziotti che filmavano uno ad uno coloro che entravano e addirittura mentre raccoglievano anche i propri indumenti intimi.
Mentre il procuratore reggente ha giustificato lo sgombero come un “atto dovuto” e apprezzato la“professionalità” della polizia, Marina Prosperi, legale che per tutta la giornata ha assistito chi abitava nello stabile ha denunciato: “Chiederemo anche il risarcimento dei danni… lo faremo anche in sede europea, con un esposto alla Corte dei diritti umani, facendo nomi e cognomi. Vogliamo un’attenzione diversa da quella in ambito locale e chiederemo che ne risponda anche il Governo” per “un’operazione di Polizia brutale con uno spiegamento di forze ingiustificato e, al momento dell’ingresso, senza la mediazione degli assistenti sociali. E’ la prima volta che si vede uno sgombero del genere a Bologna”.
Quel che rimane della giornata del 20 ottobre è una Bologna assediata dalla polizia e governata dalla Procura mentre l'amministrazione comunale targata PD con Merola ha cercato di barcamenarsi con qualche distinguo e una sostanziale complicità con la repressione della polizia agli ordini di Renzi e Alfano senza peraltro offrire nessuna degna sistemazione alle 50 famiglie occupanti.
I manganelli che sono stati usati anche contro i manifestanti solidali che a Roma si erano radunati a Porta Pia, davanti al ministero delle Infrastrutture. Presidi si sono svolti anche a Torino, Firenze e Pisa.
Ma del 20 ottobre rimane anche la forte solidarietà e la giusta lotta di tutti coloro che non si piegano alla “legalità” fascista e repressiva di Renzi, e che hanno sfilato in migliaia il 24 ottobre per le strade di Bologna gridando forte “Prima i poveri! Basta sgomberi e sfratti!”.

28 ottobre 2015